Platone

Platóne è un Filosofo greco (Atene 428 o 427 a. C. - ivi 348 o 347). Era di famiglia agiata e nobile; la tradizione racconta che gli era stato inizialmente imposto il nome del nonno, Aristocle, e che quello gli fu dato più tardi con scherzosa allusione al suo esser "largo". Ebbe soprattutto un'educazione artistica, studiando musica, pittura e letteratura e segnalandosi in particolare nella composizione poetica e drammatica. Già nel periodo della giovinezza venne in contatto con la filosofia, come dimostra il fatto che ebbe Cratilo tra i suoi maestri. All'originaria influenza eraclitea che gli veniva da Cratilo sarebbe comunque ben presto subentrata quella di Socrate, che pare abbia conosciuto all'età di vent'anni. L'influsso determinante di Socrate sul suo pensiero è documentato dai moltissimi scritti in cui la figura del maestro viene idealizzata e il suo pensiero presentato in forma drammatica.

LA TEORIA DELLE IDEE
Momento fondamentale per questi sviluppi è l'elaborazione platonica della dottrina delle forme eterne del reale, nota nella tradizione
come "dottrina delle idee". Strettamente connessa alla ricerca socratica della definizione e dei concetti universali, tale dottrina ne rappresenta un'originale e più vasta articolazione. I concetti universali sono certamente necessarî per i giudizî morali, come aveva del resto già precisato Socrate: senza i concetti di bene e di giusto, infatti, non sarebbe possibile distinguere ciò che è bene da ciò che è male, ciò che è giusto da ciò che è ingiusto; ma essi sono indispensabili per la stessa conoscenza della natura: come in tutte le azioni virtuose si riconosce la presenza di ciò che si chiama virtù, così in una molteplicità di manifestazioni sensibili riconducibili a un'unità dovrà essere colto ciò che costituisce l'essenza universale, stabile e immutabile comune a tutte quelle manifestazioni. È questa essenza che permette di dire di ciascuna cosa che cosa essa sia e che cosa la distingue da un'altra, per es. che cosa sia un uomo nella sua essenza e che cosa distingua un uomo da un cavallo. Modelli o criterî oggettivi e puramente intellettivi in base a cui poter pensare, nominare e distinguere le singole realtà che si manifestano nella conoscenza sensibile, o, anche, termini di paragone a cui confrontare queste ultime per poterne giudicare con verità, i concetti universali sono per P. forme, essenze dotate di una propria sussistenza ontologica: sono enti reali che costituiscono la ragione delle cose. È nell'introduzione di questa dimensione ontologica che consiste essenzialmente il passaggio dal "concetto" socratico all'"idea" platonica,  "immagine, esemplare, forma". Il tipo di esistenza che spetta alle idee è tuttavia diverso da quello delle cose comuni: queste, in quanto soggette al divenire, sono particolari, contingenti e mutevoli, mentre le idee, in quanto modelli e criterî delle cose sensibili, sono universali, necessarie ed eterne e godono pertanto di un'esistenza intelligibile in un mondo ideale. Eternamente costante nelle sue determinazioni, il mondo ideale "invisibile" è un mondo eleatico che si oppone a quello eracliteo del divenire "visibile"; esso è il mondo dell'essere: le idee sono infatti le cose che realmente sono". Le idee, così, sono non soltanto principî o criterî gnoseologici delle cose, come erano i concetti socratici, ma fondamento ultimo della loro stessa esistenza. Le cose sensibili, in quanto traggono dalle idee il loro fondamento ontologico, sono connesse alle idee mediante un rapporto di "partecipazione":  la singola particolare realtà in tanto esiste ed è possibile in quanto partecipa dell'idea. Date le difficoltà di comprendere come l'essenza possa rimanere identica a sé stessa e nello stesso tempo essere presente nelle molteplici realtà che ne partecipano, P. avrebbe poi individuato soprattutto nella "somiglianza" delle cose sensibili alle idee il loro rapporto, considerando le prime come immagini o copie delle idee.

LA CONCEZIONE DELLA CONOSCENZA 
Platone afferma che la conoscenza è reminiscenza (ricordo vago e remoto) in quanto l'anima ricorda le idee
contemplate nell'iperuranio prima di incarnarsi. Esiste una corrispondenza tra dualismo gnoseologico e dualismo ontologico che si divide in due: i piani del conoscere (scienza e opinione) e i piani dell'essere (idee e cose).
Secondo Platone i filosofi possono accedere alla verità (nòesis) grazie alla dialettica che consente loro di differenziare le idee tra loro e coglierne le possibili relazioni.

LA DOTTRINA ETICA
Platone sostiene che l'anima è immortale e ha una struttura tripartita:
  • anima razionale;
  • anima irascibile;
  • anima concupiscibile;
L'obiettivo dell'uomo virtuoso è la sottomissione delle passioni alla ragione
L'amore è una divina follia che spinge l'anima a elevarsi dalla bellezza sensibile alla Bellezza ideale e rappresenta una forza mediatrice che unisce il sensibile al soprasensibile.
Secondo Platone esistono quattro virtù fondamentali:
  • la saggezza, che consente di ragionare e dominare la vita istintuale;
  • il coraggio, che permette di lottare per far trionfare ciò che si ritiene giusto;
  • la temperanza, che consente di contenere e moderare i piaceri e i desideri;
  • la giustizia, che fa si che ogni parte dell'anima svolga la propria funzione.  

LA VISIONE POLITICA E IL PROBLEMA EDUCATIVO
Platone teorizza un modello di Stato ideale (utopia) strutturato in tre classi:
  • i governanti, che hanno funzione di comando;
  • i guerrieri, che hanno funzione di difesa militare;
  • i lavoratori, che hanno il compito di provvedere ai bisogni materiali. 
Secondo egli l'aristocrazia era la forma ideale di governo poichè coincide con il governo dei migliori, ossia dei filosofi che conoscono e perseguono il Bene. Dall'aristocrazia si differenziano altre forme di governo considerate da Platone corrotte: la timocrazia, l'oligarchia, la democrazia e la tirannide.
Inoltre Platone sostiene che per il futuro governante è necessario un percorso formativo da cui è esclusa l'arte perchè considerata negativa per tre motivi: 
  1. propone modelli di comportamento immorali e frivoli;
  2. allontana dal vero perchè è "imitazione di imitazione";
  3. è frutto della divina ispirazione e dunque attenua la capacità di giudizio. 

LA COSMOLOGIA E IL FONDAMENTO DELLE LEGGI 
Secondo Platone nell'universo regna l'ordine perfetto dovuto a un divino artefice (il demiurgo) e alle leggi.
Il demiurgo ha plasmato il mondo visibile sul modello di quello soprasensibile, infatti ispirandosi all'idea del Bene, ha modellato la materia caotica e primordiale, trasformandola in un organismo vivente permeato e governato da un'anima del mondo. Egli ha inoltre conferito ordine agli eventi naturali attraverso il tempo che è "un'immagine mobile dell'eternità".
Le leggi regolamentano in ogni aspetto la vita dei cittadini al fine di realizzare nella città degli uomini lo stesso ordine divino che regna nel cosmo, infatti la città fortezza è libera da corruzione e decadenza, a patto che in essa vi sia un numero limitato e stabile di cittadini, la condanna di ogni comportamento asociale ed infine l'organo dei "custodi della legge" garante del rispetto delle norme.




 

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