Cartesio

René Descartes, noto in italiano come Cartesio, nacque nel 1596 a La Haye, nella regione francese della Turenna. Proveniente da una famiglia borghese piuttosto ricca, dopo gli studi dai gesuiti si laureò in diritto nel 1616. Nel 1618 si arruolò nell’esercito dei Paesi Bassi e, sotto la guida di un principe protestante andò a combattere in Germania nella guerra dei trent'anni.


Dal dubbio metodico all'intuizione del cogito

Secondo Cartesio bisogna ricreare l’edificio del sapere, e per fare ciò vi sono 2 modi:
  1. puntellare quello gia esistente, sanare le crepe più grosse e rinforzare i pilastri più importanti
  2. demolirlo e poi ricostruirlo, l’edificio del sapere devo poggiare su basi solide, non si può solo rinforzarle, bisogna dare al sapere un fondamento solido quindi scientifico: matematica.

La scienza deve essere alla portata di tutti senza la presunzione di essere autosufficienti: il confronto dei risultati giova alla ricerca e alla conoscenza. Cartesio cerca l’unità del sapere conferito dalla matematica: le branche del sapere non devono essere separate fra loro ma  vengono messe in relazione dall’ordine matematico, tramite rapporti quantitativi.
La ricerca secondo Cartesio si fa in due modi:
  1. INTUIZIONE: metodo in cui cogliamo in maniera immediata senza premesse, passaggi intermedi e conclusioni( ma viene comunque usata la ragione, la razionalità
  2. DEDUZIONE: metodo sempre razionale ma che si sviluppa per ragionamento e più passaggi ( c’è possibilità di errore)

Cartesio ritiene che tutti gli uomini in quanto dotati di ragione possano ricercare la verità in ogni campo del sapere utilizzando un adeguato metodo di indagine simile a quello della matematica, quindi basato su un procedimento rigoroso e sulla semplicità degli oggetti di conoscenza. Cartesio sulla base di questo metodo ritiene che l’intelligenza è utilizzabile per scopi: teoretici se rivolta alla certezza della verità; e a scopi pratici se rivolta al progresso civile e materiale(unità della conoscenza). Alla luce di questo Cartesio formula le quattro regole del metodo:
  1. EVIDENZA: alla base di questa ci sono le idee chiare e distinte che vengono considerate vere;
  2. ANALISI: impone la scomposizione del problema  nelle sue parti elementari;
  3. ENUMERAZIONE: consiste nella revisione rigorosa di tutti le fasi del processo conoscitivo.

Questo metodo consente all’uomo di superare i limiti dovuti alla debolezza della volontà e ai pregiudizi e di ragionare in modo non casuale ma ordinato. Il metodo però necessita di un fondamento certo e indubitabile del sapere attraverso il dubbio metodico in base al quale viene respinto tutto ciò che è sospettabile di falsità a partire dalla realtà sensibile (perché i sensi ci ingannano) fino alle conoscenze matematiche (genio maligno) quindi attraverso il dubbio iperbolico si giunge alla demolizione di ogni certezza. Attraverso il dubbio Cartesio coglie l’unica certezza che si è sottratta al dubbio iperbolico e consiste nel proprio esistere come pensiero ossia nel COGITO ERGO SUM, esso non è un pensiero astratto e temporale né un sillogismo, ma è un’intuizione immediata che coincide con l’esperienza in atto del pensare. Quindi il cogito da la certezza dell’io come soggetto pensante(res cogitans cosa pensante).


Dio come garante dell'"evidenza"

Dopo la scoperta del cogito, cioè della certezza che esistiamo come pensiero, Cartesio si accinge a valutare i contenuti di tale pensiero, cioè le idee, che si distinguono in fattizie, avventizie e innate: tra queste ultime c'è l'idea che dio come l'essere onnipotente, onnisciente sommamente buono e dotato di ogni perfezione. Poichè una tale idea non può derivare da noi (in quanto esseri imperfetti) nè dal mondo esterno (anch'esso imperfetto), si deve concludere che deriva da dio stesso, il creatore che ha impresso nel nostro pensiero il suo marchio. La causa ultima della nostra idea di dio, infatti, deve essere qualcosa che contiene in sè tutte le perfezioni rappresentate in essa, in virtù del principio per cui nella causa deve esserci tanta perfezione quanta se ne riscontra nell'effetto. L'esistenza di dio è anche attestata dalla prova ontologica, secondo cui il concetto dell'essere perfetto include necessariamente l'esistenza. Dio dunque esiste ed è la sua presenza che garantisce l'affidabilità delle nostre facoltà conoscitive. in quanto essere perfetto, infatti, dio è sommamente buono; dunque non inganna l'uomo, il quale può dare il proprio assenso a ciò che gli appare chiaro e distinto, e , in particolare, alla naturale inclinazione a credere nella materia come estensione.


La materia e il mondo fisico

Secondo Cartesio, la natura o essenza dei corpi consiste non nelle qualità secondarie (colore, odore, sapore...), ma nell'estensione, intesa nella triplice accezione della lunghezza, larghezza, profondità. Il mondo si riduce, per il filosofo, a una grande sostanza estesa (res extensa), la quale, essendo uniforme, continua e infinita, esclude il vuoto. L'universo fisico cartesiano si presenta dunque come una dimensione assolutamente meccanicistica, in cui tutti i fenomeni, compresi quelli relativi al corpo umano, vengono spiegati attraverso due elementi della materia e del movimento e da cui sono esclusi tutti gli aspetti qualitativi e finalistici.

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